California 2012 – Deserti e parchi

Mi sono sempre piaciuti i deserti.
Mi piace la luce, pura e decisa. Mi piacciono gli orizzonti infiniti con le nuvole solitarie che si muovono lente nel cielo terso.
Mi affascinano le persone che decidono di vivere in posti così ostili e unici. Ho sempre trovato incredibile che in un paese così
industrializzato come gli Stati Uniti basti allontanarsi di poco da una delle città più grandi e caotiche del pianeta per entrare
in uno dei posti più selvaggi che abbia mai visto. Ho visitato i deserti della California e del Nevada ormai una mezza dozzina di
volte, ma ogni volta ho avuto la fortuna di trovare dei posti nuovi e affascinanti.
In questo nuovo giro ho rivisto posti come i bellissimi giardini di pietra di Joshua Tree, ma ho scoperto che allontanandosi
di pochi chilometri da questo posto magico, che ha influenzato tante band rock, si può finire nel vecchio set di film western a
Pioneertown. Un paesino rimasto nel passato, con un piccolo motel e un pub dove può capitare di vedere suonare alcune delle band più
famose del rock Indie come gli Stone Temple Pilots... Pappy & Harriet's è un posto magico!
Certo ci sono posti che sono affascinanti ma anche repellenti, come il lago puzzolente e desolato di Salton Sea con le sue spiagge
fatte di pesci in putrefazione. A Salton si ha l’impressione di vivere in un’epoca post guerra atomica, dove desolazione e relitti
di case e barche giacciono sparsi sulle rive di un lago che non doveva esistere e che probabilmente scomparirà.
Un posto così repellente attrae le persone più strane, come ad esempio Leonard Knights, che sulle colline di Niland ha creato una
delle opere d’arte che più mi ha impressionato in vita mia. Salvation Mountain è l’opera di un genio visionario ed autistico che in
40 anni ha dipinto un’intera collina con colori sgargianti e frasi che inneggiano a Dio. Pop art mischiata ad arte sacra, per un
impatto visivo che nella luce accecante e nel caldo soffocante del deserto crea visioni e allucinazioni.
Altri personaggi decisamente strani sono quelli che si incontrano nel famoso Bagdad Cafè sulla Route 66. A differenza del film, il bar
non è abitato da una scorbutica cameriera di colore e da una tedesca sovrappeso ma da un inquietante indio che parla a malapena
l’inglese e da un gruppo di tossici ancora più inquietanti...
Sulla vecchia Route 66, a parte i nostalgici con le Harley, si possono fare centinaia di chilometri senza incrociare una macchina….
le poche case appaiono come miraggi, come l’area di servizio più isolata del mondo, quella di Roy’s con la sua imbevibile Root Beer.
Anche il clima e soprattutto la temperatura sono particolari nei deserti. Di notte può succedere anche in agosto di trovare il ghiaccio
sulla macchina (ad esempio sotto il magnifico Mount Whitney immortalato in tante foto da Ansel Adams), così come di giorno si possono
raggiungere i 49°C come ci è successo a Bad Water, le saline infuocate della Death Valley. Ma nonostante la temperatura insopportabile
non si può non restare ammirati dalla maestosità di panorami come Dante’s View, Zabrinsky Point e le dune della Death Valley.
La fortuna questa volta è stata quella di essere accompagnati per una parte del viaggio da due amici che ci hanno portato a scoprire
luoghi altrimenti difficili da trovare, come le magiche acque termali della valle di Mammoth Lake o alcune valli poco frequentate della
mitica Yosemite Valley. Grazie Erica e Tucker anche per averci fatto vedere la bella vita tra canoe, bici e sci che si può fare a
Lake Tahoe!
Alla fine mi sono accorto che anche nei posti dove sei già stato tante volte puoi rimanere sorpreso e a bocca aperta seguendo una
deviazione della strada che magari avevi evitato perché era lontano dalle zone del turismo classico. Il bello dei deserti americani
sta proprio in queste deviazioni che ti portano verso l’inaspettato.
È semplice: basta non seguire le indicazioni con i view point, buttare la Lonely Planet e girare per la strada polverosa
dove non va nessuno. Rimarrete a bocca aperta!
Guida di viaggio
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