Stromboli 2013

Nulla è insciabile

È un luglio maledettamente caldo, di quelli nei quali dormire nell’aria umida e densa della Pianura Padana è un’impresa impossibile.
La mente vaga alla ricerca di refrigerio e non può che finire a pensare ai pendii di neve fresca sciati in Giappone e in Norvegia
solo pochi mesi fa. La diagnosi è semplice: si tratta senza alcun dubbio della classica crisi di astinenza da neve fresca. Ma è in
queste situazioni che la mente malata del vero freerider da il meglio. Le possibilità vengono velocemente passate al setaccio dal
cervello che gira vorticosamente come una ventola di raffreddamento impazzita. Sciare nell’emisfero sud è un’opzione troppo costosa
e allora nel fondo del mio cervello un accaldato neurone si accende e mi torna in mente un viaggio in Namibia dove c’erano dei
matti che sciavano sulle dune di sabbia. Alla fine, mi dico, le cose fondamentali per poter sciare sono solamente due: la pendenza
(se no sarebbe sci di fondo!) e un pendio che faccia poco attrito. Ok, messa così sembra semplice. Adesso basta trovare della
sabbia e un pendio ripido e sufficientemente lungo per poter inanellare una bella sequenza di curve.
Tutte le opzioni più logiche vengono prese in considerazione: la Namibia è un po’ fuori mano e i deserti nordafricani non sono
troppo sicuri in questo periodo. Ci vorrebbe qualcosa di più vicino. Per mia fortuna i freeriders in crisi di astinenza sono un
po’ come i gruppi di alcolisti anonimi: si intendono alla perfezione senza bisogno di molte parole e soprattutto si vengono in
aiuto nel momento del bisogno. Ed effettivamente nello stesso momento tra le tante altre anima in pena ce n’è una con un’idea
geniale. La risposta alla domanda è effettivamente più semplice e vicina di quello che si possa immaginare. Quali sono i pendii
sabbiosi più lunghi e ripidi? Elementare Watson! Sono i Vulcani, e in Italia una cosa che non manca insieme al buon cibo e al
buon vino sono sicuramente i vulcani.
Ok è fatta,! Si va a sciare con i due Lorenzi sulla polvere nera!
Quando uno pensa a un Vulcano non può non associare questa parola all’immagine di Stromboli: un perfetto cono vulcanico che esce
per oltre 900 metri dalle acque del mar Tirreno e si immerge negli abissi per altri 2000 metri. Tralasciati i 2000 metri subacquei
e la zona vietata dalle leggi regionali, restano 400 metri di dislivello sciabili, non male! E poi se questi scivoli di sabbia
che scendono dalla cima del vulcano fino in mare si chiamano “ Sciare” un motivo dovrà pur esserci!
L’idea effettivamente non è delle più innovative visto che il mio amico Paolino Tassi e gli altrettanto mitici Giorgio Daidola e
John Falkiner accompagnati da un gruppo di altri stallonati avevano già solcato le nere sabbie di Stromboli una quindicina di
anni fa.
All’alba, sul traghetto che arriva da Napoli, la sagoma inconfondibile e perfetta di Stromboli, i lapilli che eruttano dalla
cima e i lunghi pendii sabbiosi delle “Sciare” non possono non accendere il sorriso sulla faccia dei 4 freerider in crisi
di astinenza. Dopo una granita di caffè, un buon arancino, e una perlustrazione dalla spiaggia siamo pronti per la nostra
prima sciata sulla polvere nera. Viste le temperature (40 gradi), il colore della sabbia (NERA!) e l’esposizione (sudest, giusta
per pigliare il sole la mattina), l’unica possibilità per non lessarsi è una partenza antelucana. E così, quando ancora il buio
avvolge i sogni dei vacanzieri agostani, 3 baldi sciatori e una giovane maestra di sci si avventurano per le bianche stradine di
Stromboli. Gli sguardi allucinati dei ragazzini appena usciti dall’unica discoteca del paese la dicono tutta sulla stranezza
di questa immagine senza senso: 4 ombre con gli sci sulle spalle, sulla spiaggia di Stromboli, il primo di agosto...
Nonostante i pantaloncini da spiaggia, il caldo e il peso dello zaino si fanno sentire mentre risaliamo lo stretto torrente
secco che si arrampica fino alla bastionata rocciosa che divide la montagna a circa 400 metri di quota. La vera fatica arriva
però nel momento di risalire il pendio sabbioso. Un passo avanti e due indietro. Una volta però imparata la tecnica di salita
“a farfalla” insegnataci dal mitico Mario di Magma Trek, tutto diventa decisamente più semplice e meno faticoso. Alle prime
luci dell’alba, una volta arrivati in cima al pendio, il nostro demone freerider si è finalmente assopito davanti a tanta
bellezza.
A questo punto rimane la parte più divertente, ma anche la più difficile. Per fortuna fa parte del gruppo uno dei più assatanati
e bravi sciatori di ghiaioni d’Italia e forse del mondo. Ghiaioni, chiaramente senza neve!
A sentire Lorenzo NULLA E’ INSCIABILE e sciare senza neve è molto semplice: basta prendere velocità e lasciare scivolare
gli sci facendo franare il pendio verso valle. Effettivamente già dopo poche curve anche noi neofiti dello sci senza neve
capiamo che sciare sulla sabbia non è poi così diverso da sciare sulla neve. Una neve non proprio velocissima, ma che
permette anche delle belle pieghe e di lasciare la traccia dei propri curvoni come sui nostri amati pendii di neve fresca,
ma alla fine quello che per cui realmente vale la pena aver fatto tutta questa fatica è soprattutto vedere le punte dei nostri
sci gettarsi a capofitto verso il mare blu cobalto davanti a noi.
Una volta arrivati in spiaggia, dopo un combattimento corpo a corpo con i rovi e con gli impenetrabili canneti, lo sguardo
torna indietro, al pendio appena sceso e alle nostre tracce. Sopra il pendio, il vulcano sbuffa in una delle sue frequenti
eruzioni a ricordarci che siamo ospiti in questo ambiente così unico, bello ed ostile. Un segnale che però il freerider
malato che è dentro di noi non poteva non interpretare come il presagio di una nuova nuvola di polvere in grado di cancellare
le nostre tracce e, come una in una magica nevicata notturna, riportare il pendio alla sua iniziale intonsità.

Pace e polvere nera