Muztagata 2005

Erano anni che l’idea mi frullava in testa, da quando mia madre di ritorno da uno dei suoi viaggi in asia mi portò come regalo una
mappa di una montagna che secondo lei era perfetta per lo scialpinismo. I suoi racconti e le foto di quella regione, sulla via della
seta al confine tra Cina, Pakistan e Afghanistan, mi hanno fatto sognare per anni. Tutte le mattine, appena sveglio, vedevo la mappa
che avevo appeso proprio di fronte al letto e pensavo al giorno in cui sarei stato di fronte a quella che per me era diventata la
MONTAGNA... il mitico Muztaghata, il Padre dei Monti di Ghiaccio come la chiamano i nomadi kirghizi... la montagna sacra dello
scialpinista visto che probabilmente Ë la più alta al mondo che può essere salita integralmente con le pelli di foca...
La fatica è impressionate ma come delle formichine procediamo quasi senza soste. Il terreno spiana sempre più ma anche il vento
aumenta e non si riesce a capire dove sia la benedetta cima. Una serie di dossi ci nasconde il plateau sommitale.
Raggiunta la calotta è una sofferenza avanzare controvento  e anche le nuvole stanno cominciando a coprire il cielo che è comunque
di un blu assolutamente unico. Verso l’una e  mezzo, quando lo svizzerone sta già tentando di convincermi a tornare indietro,
appare la cima. La distinguiamo nel piano che ci circonda perchè ci sono alcuni sassi e qualche bastoncino. La commozione mi lacera
e piango come un bambino.
Era quello che sognavo da anni. Sono felice e leggero e mi sembra quasi di non fare fatica a far scivolare gli sci.